Chiedo scusa: mi sono accorto che ho risposto al preliminare della domanda, ma non alla domanda stessa: riporto qui sotto la mia risposta originaria e, per ultimo, la mia integrazione di oggi.
Una domanda simile è già stata fatta (siete favorevoli o contrari alla pena di morte'), e la mia risposta è senz'altro simile a quella che ho già dato:
SICURAMENTE CONTRARIO, SENZA SE E SENZA MA.
Per quanto un delitto sia esecrabile, non si può comminare una pena così definitiva, così irrevocabile, così irreparabile come la morte.
Ricordiamo che le nostre leggi prescrivono che le pene devono tendere al recupero del condannato e alla sua riabilitazione.
Si dice che di errori giudiziari, veri o presunti, se ne siano commessi tanti, e mi meraviglia che, in genere, i favorevoli alla pena di morte siano proprio coloro che parlano di persecuzioni giudiziarie, di complotti politici e di giudici settari e faziosi.
Aggiungo, per quanto concerne le pene da alleviare:
A me sembra che la cultura della pena carceraria intesa come espiazione attraverso la sofferenza abbia generato delle situazioni scarsamente comprensibili per l’opinione pubblica.
Condannare una persona a vent’anni di reclusione - una condanna severissima, direi addirittura inumana, anche a fronte di un reato gravissimo - ha obbligato il legislatore ad instaurare poi meccanismi di moderazione e di indulgenza, determinati, appunto, anche dall’estremo rigore della pena.
Accade quindi che in realtà una persona condannata a vent’anni di reclusione in breve tempo si ritrova agli arresti domiciliari o addirittura in regime di semilibertà.
L’uomo della strada vede tutto questo come un inaccettabile controsenso, come una inspiegabile “regalia” concessa al detenuto, ed interpreta questo come un’ingiuria alle vittime del reato.
Personalmente, direi che, ad esempio, invece dei vent’anni, per quell’ipotetico reato la condanna sia di soli cinque anni, ma che i provvedimenti di clemenza, che pur ci devono essere, siano veramente eccezionali, non abbiano carattere di automatismo, e soprattutto siano commisurati al cammino di recupero compiuto dal carcerato.
Che il recupero del carcerato sia possibile ce lo ha dimostrato Sergio Cusani, che durante la detenzione ha svolto un'egregia opera a favore delle condizioni dei detenuti, che ha scontato la sua pena (non so se ha usufruito di provvedimenti di clemenza) e che oggi è un cittadino pienamente rispettabile, molto più onorevole di tanti “onorevoli” che hanno fatto di tutto per sfuggire i processi ed evitare il carcere.